L'aratro ha una funzione importante per la lavorazione agricola: smuove e rovescia il terreno, portando in superficie lo strato inerte del suolo ricco di minerali importanti per le nuove colture e favorendone l'aerazione. Inoltre è utile nella lotta meccanica contro le specie vegetali dannose per le coltivazioni.
L'aratro è noto fin dai tempi più antichi. Le sue origini si fanno risalire circa al V millennio a.C. Tradizionalmente si considera l'aratro una naturale evoluzione di più antichi strumenti come la zappa e la vanga , utilizzati per rimuovere il terreno in profondità, ma studi recenti hanno confermato che questi tipi di attrezzi presentano caratteristiche funzionali che l'aratro avrebbe acquistato solo successivamente. Invece, più vicino all'aratro sembra essere l'erpice , uno strumento agricolo a trazione utilizzato per lavori superficiali del terreno e impiegato in economie agricole dedite soprattutto alla produzione di cereali. Il passaggio dall'erpice all'aratro, favorito dall'uso di buoi addomesticati, fu dettato dalla necessità di ripetere la coltivazione sugli stessi terreni e quindi di lavorare il suolo prima della nuova semina. Questo processo di trasformazione sarebbe avvenuto per la prima volta in Mesopotamia, intorno al V millennio a.C.
Le forme più primitive di aratro consistevano in un semplice bastone quasi verticale la cui punta superiore, lievemente spostata indietro, formava la stegola (il manico), mentre quella inferiore, incurvata in avanti, costituiva l'organo di lavoro vero e proprio. Alla fine del IV millennio a.C. compare una versione più evoluta. L'iconografia sumera, infatti, ci tramanda uno strumento aratore con una stegola più facilmente afferrabile, un corpo lavorante più curvo e dalla superficie maggiore, dotato inoltre, per la prima volta, di una vera e propria bure di legno, l'asse centrale dell'aratro al quale è attaccato anteriormente il giogo per il tiro dei buoi. E' possibile che per molto tempo la funzione di questi aratri sia stata quella di ricoprire il terreno dopo la semina. Successivamente l'aratro egizio fu adottato dai greci, che ne modificarono le caratteristiche originarie. In alcuni casi furono aggiunte due ruote portanti e la stegola fu divisa in due parti per rendere più facile la guida. L'aratro a chiodo, uno strumento leggero con un centro di gravità piuttosto alto, è un'ulteriore evoluzione di questi aratri cosiddetti a bure dritta; il suo puntale - ovvero l'attuale vomere - era più curvo e più lungo e le stegole assumevano la doppia funzione di guida e di regolazione rendendolo con ogni probabilità più facilmente manovrabile.
In Europa, alcune tra le pi├╣ antiche testimonianze riguardanti questo attrezzo si trovano in Italia, nelle incisioni rupestri della val Camonica, nelle Alpi Marittime. Vi si trova raffigurato un aratro con la parte tagliante, l'attuale vomere, pi├╣ lunga e incastrata nel ceppo sul quale sono infisse anche le stegole che, in questo caso, assumono in modo pi├╣ preciso la funzione di guida e di regolazione. Parallelamente a questo tipo di aratro, si sviluppa, principalmente nell'Etruria, l'area dell'Italia compresa tra l'Arno e il Tevere, e nella Spagna pre-romana, il gruppo degli aratri a bure curva o a uncino, nei quali il corpo lavorante e la bure sono ricavati da un unico pezzo. Aratri di questo tipo vanno da forme pi├╣ primitive, costituite da un semplice ramo ricurvo senza stegola, a strumenti pi├╣ evoluti in cui le stegole, separate, sono attaccate direttamente, in posizione traversa, alla bure.
Le testimonianze scritte di agronomi e letterati latini sono numerose. Particolare interesse hanno le descrizioni fornite da Plinio il Vecchio (23-79) nella sua Naturalis historia , ricche di preziosi dettagli tecnici sull'aratro. Questi documenti hanno permesso di ricostruire alcune fasi importanti dell'evoluzione degli strumenti aratori come, per esempio, lo sviluppo di tecniche per rafforzare il vomere o l'applicazione all'aratro di un avantreno a ruote . Quest'ultima innovazione tecnica, diffusa soprattutto nell'area padana (Italia settentrionale) e nell'Europa settentrionale, si rivelò molto importante per la storia dell'agricoltura non solo perché permise di affrontare in modo adeguato terreni argillosi e pesanti ma anche perché con essa l'aratro acquistò maggiore stabilità.
Per quanto riguarda il Medioevo, non esiste una documentazione sufficiente a ricostruire l'evoluzione dell'agricoltura e dei suoi strumenti di lavoro. Nel corso dei secoli successivi, gli strumenti per l'aratura, adattandosi ai climi pi├╣ diversi e ai vari tipi di terreno, subirono notevoli modificazioni volte all'integrazione dei vari tipi di aratro fino ad arrivare alla costruzione degli aratri moderni.
Oggi gli aratri, generalmente a trazione meccanica e raramente guidati da animali, presentano gli organi principali nettamente separati tra loro e vengono sostanzialmente classificati in tre tipi: trainati (a tre ruote), semiportati (a due ruote sulle quali poggia il corpo dell'aratro) e portati, ossia completamente sostenuti dalla trattrice.
Gli organi dell'aratro si possono distinguere in base alla loro funzione: i principali sono gli organi di lavoro (coltro, vomere, versoio e avanvomere) e quelli di sostegno e di collegamento (bure e suola). Tra i primi il coltro è un coltello o un disco che taglia verticalmente il terreno. Il vomere, costituito da una piastra a forma di trapezio, serve invece a tagliarlo orizzontalmente. Il versoio, di varie forme, rompe la fetta di terreno tagliata e la rovescia di 135°. L'avanvomere è un piccolo organo di lavoro speciale (non sempre presente) costituito a sua volta da un vomere e un versoio; serve a staccare e rovesciare una piccola fetta di terreno che viene poi ricoperta da quella più grande smossa dal corpo principale dell'aratro. Per quanto riguarda gli organi di sostegno e collegamento, la bure è costituita da un'asta d'acciaio o da una trave e può essere diritta o curva verso il basso. Alle sue estremità sono applicati gli organi di lavoro da una parte e quelli di traino dall'altra. La suola, infine, consiste in una piastra metallica che striscia sul terreno e serve a dare stabilità all'aratro.
A seconda del tipo di aratura da realizzare, esiste un'ampia scelta di aratri. Ne ricordiamo alcuni come l'aratro affossatore, che serve per l'apertura di fossi a pareti inclinate; l'aratro a bilanciere, importante per l'aratura alla pari (tecnica che permette di rovesciare la terra alternativamente a destra e a sinistra); l'aratro fognatore, utile per scavare canali sotterranei di drenaggio e che ha una profondità di lavoro di 80-90 cm; l'aratro ripuntatore, che serve a smuovere il terreno alla base del solco in modo tale da conferirgli maggiore permeabilità; l'aratro incalzatore, che divide il terreno in strisce strette, per rincalzare le colture o aprire piccoli fossi; e infine l'aratro da scasso, simile agli aratri comuni ma molto più pesante e con una profondità di lavoro superiore a 1 m.